mercoledì 8 febbraio 2012

DONAZIONE: domande e risposte

Dal sito dell'ADISCO http://www.adisco.it

Scopriamo quali sono i dubbi più frequenti circa la donazione e le risposte di esperti e volontari del settore.

Cosa è necessario fare per donare il sangue del cordone ombelicale?

Per donare il sangue del cordone ombelicale è necessario essere in buone condizioni di salute, in modo tale da minimizzare il rischio di trasmettere malattie al ricevente. Come per le donazioni di sangue, esistono condizioni cliniche e comportamenti a rischio che ne precludono l’effettuazione.
Alcuni criteri riguardano l’esistenza di varie patologie a carico dei genitori e/o famigliari: vengono rilevati con criteri anamnestici mediante dettagliati questionari clinici compilati dal personale sanitario durante il colloquio d’intervista con la donatrice. Altri criteri di esclusione alla donazione sono di natura ostetrico/neonatale e vengono valutati dal personale medico e ostetrico durante la gestazione e almomento del parto:
• gestazione inferiore a 34 settimane;
• rottura delle membrane superiore a 12 ore;
• febbre della madre superiore a 38° al momento del parto;
• malformazioni congenite del feto;
• stress fetale


Cos’è il “consenso informato alla donazione”?

Per autorizzare il personale medico a effettuare la raccolta del sangue cordonale è necessario che la coppia donatrice sottoscriva un documento nel quale dichiari la disponibilità a conservare gratuitamente il campione presso la Banca pubblica collegata al centro di prelievo e, soprattutto, ad acconsentire alle indagini di laboratorio e test genici previsti dalla legge per accertarne l’idoneità a scopo terapeutico o per l’utilizzo a scopo di ricerca.


Quali sono le indagini richieste e quando occorre farle?
Una volta espresso il proprio consenso alla donazione presso la struttura abilitata alla raccolta, saranno gli operatori stessi ad introdurre la futura mamma nel percorso, completamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale e che prevede:
• colloquio con medico o personale ostetrico opportunamente formato dalla Banca del Sangue Cordonale per la compilazione del questionario anamnestico sulle condizioni di salute generali;
• prelievo del sangue per l’esecuzione degli esami di legge obbligatori per la donazione del sangue al momento del parto;
• controllo a 6/12 mesi dal parto (su chiamata diretta da parte della struttura) dell’anamnesi della madre e del piccolo donatore con ripetizione degli esami di legge obbligatori sulla mamma per validare definitivamente il campione prelevato.


Come avviene la raccolta?

Al momento del parto, sia vaginale sia cesareo, quando il cordone è già stato reciso e il neonato è stato allontanato dal campo operativo, senza procurare alcun rischio o sofferenza alla madre o al neonato.
La raccolta è eseguita da personale ostetrico addestrato secondo metodiche standard, mediante sacche apposite monouso, dotate di dispositivi di sicurezza per l’operatore e di sistemi a circuito chiuso per il campionamento, per assicurare l’integrità della sacca e la sterilità del prelievo.
Dopo la raccolta le unità di sangue cordonale vengono etichettate con codici a barre per garantirne la “tracciabilità” (nel massimo rispetto della privacy) futura in sede di “bancaggio” e inserimento del campione del registro donatori. Il trasporto alla Banca avviene entro 36 ore dal prelievo dentro appositi contenitori che assicurino l’integrità e la purezza (assenza di agenti infettivi endogeni).


Ho firmato il consenso, ma non mi è stato possibile donare, perché l’ospedale non ha mantenuto l’impegno?

In alcuni casi purtroppo non è possibile garantire da parte delle strutture sanitarie coinvolte la continuità del prelievo, proprio perché si tratta di una pratica delicata che richiede la presenza di personale addestrato e competente, nonché la certezza di effettuare il trasporto presso la banca nei tempi stabiliti. In alcune situazioni in cui il personale è ridotto (notte, festivi), si preferisce sospendere la raccolta, sempre privilegiando la qualità rispetto alla “quantità”.


Una volta donato il sangue si “disperde” nella banca?

Le unità che rispecchiano i criteri di “bancabilità”, opportunamente registrate, vengono sottoposte a un processo di separazione cellulare che consente di abbattere i volumi delle unità eliminando la maggior parte dei globuli rossi e del plasma. L’abbattimento dei volumi permette, inoltre, di risparmiare notevolmente gli spazi freddi necessari alla stoccaggio a lungo termine dei prodotti criopreservati. Le unità sono, infine, congelate mediante procedure di discesa controllata della temperatura.
Dopo la “quarantena” cui vengono sottoposte in attesa del controllo sulla donatrice ed il neonato vengono definitivamente validate e restano, pertanto, conservate per 10 anni in contenitori ad azoto liquido a -196°. La gestione di ogni sacca a carico del SSN nelle banche pubbliche è stimata intorno ai 1.000 euro. Per ogni unità vengono allestiti archivi di banche parallele necessari per lo stoccaggio di campioni di siero, cellule e DNA per l’esecuzione dei test genetici e altri test necessari per il rilascio dell’unità a scopo di trapianto.
Attualmente si stima che solo il 2% delle sacche raccolte presso le banche pubbliche italiane sianono state e verranno utilizzate per trapianto, dunque qualora si dovessero identificare in futuro procedure di utilizzo personale delle cellule staminali cordonali, la quasi totalità di coloro che hanno donato presso queste strutture potrebbero ritrovare la propria unità.
Comunque, la probabilità di aver bisogno di un trapianto autologo per curare malattie del sangue (per le quali è scientificamente provata l’efficacia) nei primi 20 anni della propria vita è stimata in 1/20.000, inoltre non è stato ancora dimostrata l’idoneità al trapianto di cellule conservate oltre i 15 anni.


Posso utilizzare il sangue del cordone ombelicale di mio figlio per curare il fratello?

La legge italiana consente l’utilizzo personale del sangue di cordone ombelicale raccolto da neonati fratelli di pazienti affetti da patologie potenzialmente curabili con il trapianto di progenitori emopoietici (donazione dedicata).
Per valutare l’opportunità di attivare la procedura di raccolta di unità dedicata di SCO del nascituro, fratello/sorella del consanguineo malato, il medico specialista che segue il piccolo paziente può mettersi direttamente in contatto con il Responsabile Medico della Banca territoriale.
In questi casi viene attivata una reperibilità che consente di poter gestire l’unità raccolta, indipendentemente dal giorno e dall’orario del parto.

FONTE: http://www.adisco.it

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