lunedì 27 febbraio 2012

Chat con IEI e Cryo-Lip!

Stasera, alle 18.00, tutti su facebook! L'Istituto Estetico italiano (IEI) e Cryo-Lip vi invitano a partecipare alla chat con il coordinatore scentifico IEI, il Dott. Valerio Badiali ed il Responsabile Commerciale Criolip Italia, Stefano Davanzo per conoscere i vantaggi dei trattamenti della chirurgia estetica naturale con le staminali.
Collegati su https://www.facebook.com/cryolipitalia
 FONTE: http://lipostaminale.blogspot.com

venerdì 17 febbraio 2012

Cellule staminali per il cuore: lo studio di Marban.

Negli ultimi giorni su molti giornali ho letto articoli sul trial clinico Caduceus (Cardiosphere-Derived autologous stem Cells to reverse ventricular dysfunction).
Si tratta di un trial clinico di fase I, condotto da Eduardo Marban presso il Cedars-Sinai Heart Institute di Los Angeles e registrato sul ClinicalTrials.gov con codice identificativo NCT00893360.
Ma vediamo cosa dice l'articolo pubblicato sulla rivista Lancet..
Gli autori esordiscono affermando che "Le cellule cardiosfere derivate (CDC) riducono le cicatrici dopo un infarto del miocardio, aumentano il miocardio vitale e promuovono la funzione cardiaca in modelli preclinici. L'obiettivo dello studio è quello di valutare la sicurezza di tale approccio in pazienti con disfunzione ventricolare sinistra dopo infarto del miocardio."
Hanno preso parte al trial 25 pazienti (a 17 è stato assegnato il trattamento con CDC, agli altri 8 il trattamento standard). Prima del trattamento il tessuto cicatriziale copriva in media il 24% del ventricolo sinistro di ciascuno. In seguito al trattamento con le cellule staminali la percentuale si è ridotta prima al 16% (dopo sei mesi) e poi al 12% (dopo un anno).Si è registrato anche un aumento della massa cardiaca vitale, della contrattilità regionale e un ispessimento sistolico della parete.
Marban et al concludono dicendo che l'infusione intracoronarica di CDC autologhe dopo l'infarto del miocardico è sicura e permette di portare tale terapia alla fase 2 dello studio.
L'aumento del miocardio vitale è dovuto all'azione delle cellule staminali, che hanno la capacità di ridurre le cicatrici e allo stesso tempo di stimolare la ricrescita del tessuto cardiaco (che "pompa" meglio il sangue rispetto al tessuto cicatriziale).
Trovate l'articolo del Lancet al seguente link: http://www.thelancet.com

mercoledì 8 febbraio 2012

La conservazione dedicata!

La normativa vigente nel nostro Paese consente la conservazione delle cellule staminali di cordone ombelicale per uso dedicato, al neonato o ad un consanguineo, presso le banche di sangue placentare esistenti sul territorio nazionale, qualora esistano determinate condizioni:


  • patologie presenti nel neonato al momento della nascita o evidenziate in epoca prenatale o in un familiare stretto al momento della raccolta o pregresse e trattabili con le cellule staminali
  • famiglie a rischio di avere figli affetti da malattie geneticamente determinate per le quali risulti appropriato l’utilizzo di cellule staminali da sangue cordonale
Il decreto ministeriale 18 novembre 2009 “Disposizioni in materia di conservazione di cellule staminali da sangue del cordone ombelicale per uso autologo-dedicato" consente anche la conservazione per uso autologo dedicato nel caso di particolari patologie non ancora comprese nell’elenco di cui all’allegato al decreto stesso, ma per le quali sussistono comprovate evidenze scientifiche di un possibile impiego di cellule staminali del sangue da cordone ombelicale anche nell’ambito di sperimentazioni cliniche approvate secondo la normativa vigente, previa presentazione di una documentazione rilasciata da un medico specialista nel relativo ambito clinico. Tale conservazione viene autorizzata dal responsabile delle Banca sentito il parere di un apposito gruppo tecnico multidisciplinare coordinato dal Centro Nazionale Trapianti, e avviene con oneri a carico del SSN.
Al di fuori delle suddette condizioni, essendo l’attività di raccolta ad uso autologo ancora gravata da rilevanti incertezze in ordine alla capacità di soddisfare eventuali esigenze terapeutiche future e dunque non sussistendo evidenze scientifiche a sostegno dell’efficacia di tale ipotesi, non è consentita sul territorio nazionale la raccolta del sangue cordonale autologo per l’uso futuro.
E' consentita, a chi volesse comunque conservare il campione di sangue placentare ad uso personale, l’esportazione di tale campione presso strutture operanti all’estero, previo rilascio del nulla osta all’esportazione da parte delle Regioni o Provincie autonome territorialmente competenti secondo le modalità previste dall’accordo Stato Regioni 29 aprile 2010.

FONTE: http://www.salute.gov.it

Quando non si può conservare?

Diversamente da quanto si crede, non è sempre possibile prelevare e conservare il sangue del cordone ombelicale. Esistono infatti tutta una serie di condizioni che rendono il sangue cordonale non idoneo alla conservazione: una gestazione inferiore a 37 settimane, uno stato febbrile della madre al momento del parto, malformazioni congenite nel neonato, stress fetale, malattie batteriche o virali contratte durante la gravidanza o positività sierologica dei genitori a virus trasmissibili con il sangue; nel 40 % dei casi inoltre, la quantità di sangue prelevata è scarsa e quindi il quantitativo di cellule presenti è troppo basso per poterne consentire un utilizzo futuro. Tutti questi fattori determinano che in media oltre il 60-70% delle unità di sangue cordonale non risulta idonea alla conservazione indipendentemente dalla tipologia di conservazione. La donazione del sangue del cordone ombelicale consente a tutti quei bambini affetti da malattie del sangue e del sistema immunitario (le uniche patologie per le quali vengono utilizzate con successo) di poter utilizzare, se necessario, le cellule staminali donate dalle mamme al momento del parto e conservate nelle banche pubbliche.

FONTE: http://www.trapianti.salute.gov.it

Le banche di sangue cordonale

Le banche di sangue cordonale sono strutture nelle quali vengono trattate e conservate le unità di sangue del cordone ombelicale raccolte. Sono anche le strutture che si occupano della distribuzione delle unità di sangue cordonale presso i Centri Trapianto di midollo osseo, dove il paziente, per il quale l’unità è stata selezionata, è ricoverato.
In Italia, le banche di sangue cordonale, istituite esclusivamente all’interno di strutture pubbliche, svolgono la loro attività in base a standard di qualità e sicurezza definiti a livello nazionale ed internazionale.
La rete nazionale italiana è attualmente composta da 18 banche, distribuite su tutto il territorio nazionale, ed è coordinata a livello centrale dal Centro Nazionale Sangue in collaborazione con il Centro Nazionale Trapianti, per i rispettivi ambiti di competenza. Le unità di sangue cordonale conservate presso le banche italiane sono circa 20.000 e di queste, al 31 dicembre 2008, circa 800 sono state utilizzate a scopo trapiantologico, sia in Italia che all’estero.
Le unità di sangue di cordone ombelicale raccolte per trapianto allogenico vengono definite:
  • UNRELATED: da donatore non familiare
  • RELATED: da donatore familiare (fratello/sorella)
  • DEDICATO/AUTOLOGO: da donatore familiare (come definito nell’art.1, comma 4, dell’Ordinanza del 26 febbraio 2009)
FONTE:  http://www.trapianti.salute.gov.it

Donazione: in quali Ospedali posso donare?

L'elenco degli Ospedali dove è possibile effettuare la donazione è consultabile al seguente link: http://www.adisco.it/dovetrovarci_cen.html
Basta cliccare sulla regione di interesse e poi cliccare sul link in basso "Scarica i riferimenti della Banca SCO e dei relativi Centri di Raccolta". Si aprirà una nuova scheda con l'elenco degli Ospedali, indirizzi, referenti e recapiti!




DONAZIONE: domande e risposte

Dal sito dell'ADISCO http://www.adisco.it

Scopriamo quali sono i dubbi più frequenti circa la donazione e le risposte di esperti e volontari del settore.

Cosa è necessario fare per donare il sangue del cordone ombelicale?

Per donare il sangue del cordone ombelicale è necessario essere in buone condizioni di salute, in modo tale da minimizzare il rischio di trasmettere malattie al ricevente. Come per le donazioni di sangue, esistono condizioni cliniche e comportamenti a rischio che ne precludono l’effettuazione.
Alcuni criteri riguardano l’esistenza di varie patologie a carico dei genitori e/o famigliari: vengono rilevati con criteri anamnestici mediante dettagliati questionari clinici compilati dal personale sanitario durante il colloquio d’intervista con la donatrice. Altri criteri di esclusione alla donazione sono di natura ostetrico/neonatale e vengono valutati dal personale medico e ostetrico durante la gestazione e almomento del parto:
• gestazione inferiore a 34 settimane;
• rottura delle membrane superiore a 12 ore;
• febbre della madre superiore a 38° al momento del parto;
• malformazioni congenite del feto;
• stress fetale


Cos’è il “consenso informato alla donazione”?

Per autorizzare il personale medico a effettuare la raccolta del sangue cordonale è necessario che la coppia donatrice sottoscriva un documento nel quale dichiari la disponibilità a conservare gratuitamente il campione presso la Banca pubblica collegata al centro di prelievo e, soprattutto, ad acconsentire alle indagini di laboratorio e test genici previsti dalla legge per accertarne l’idoneità a scopo terapeutico o per l’utilizzo a scopo di ricerca.


Quali sono le indagini richieste e quando occorre farle?
Una volta espresso il proprio consenso alla donazione presso la struttura abilitata alla raccolta, saranno gli operatori stessi ad introdurre la futura mamma nel percorso, completamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale e che prevede:
• colloquio con medico o personale ostetrico opportunamente formato dalla Banca del Sangue Cordonale per la compilazione del questionario anamnestico sulle condizioni di salute generali;
• prelievo del sangue per l’esecuzione degli esami di legge obbligatori per la donazione del sangue al momento del parto;
• controllo a 6/12 mesi dal parto (su chiamata diretta da parte della struttura) dell’anamnesi della madre e del piccolo donatore con ripetizione degli esami di legge obbligatori sulla mamma per validare definitivamente il campione prelevato.


Come avviene la raccolta?

Al momento del parto, sia vaginale sia cesareo, quando il cordone è già stato reciso e il neonato è stato allontanato dal campo operativo, senza procurare alcun rischio o sofferenza alla madre o al neonato.
La raccolta è eseguita da personale ostetrico addestrato secondo metodiche standard, mediante sacche apposite monouso, dotate di dispositivi di sicurezza per l’operatore e di sistemi a circuito chiuso per il campionamento, per assicurare l’integrità della sacca e la sterilità del prelievo.
Dopo la raccolta le unità di sangue cordonale vengono etichettate con codici a barre per garantirne la “tracciabilità” (nel massimo rispetto della privacy) futura in sede di “bancaggio” e inserimento del campione del registro donatori. Il trasporto alla Banca avviene entro 36 ore dal prelievo dentro appositi contenitori che assicurino l’integrità e la purezza (assenza di agenti infettivi endogeni).


Ho firmato il consenso, ma non mi è stato possibile donare, perché l’ospedale non ha mantenuto l’impegno?

In alcuni casi purtroppo non è possibile garantire da parte delle strutture sanitarie coinvolte la continuità del prelievo, proprio perché si tratta di una pratica delicata che richiede la presenza di personale addestrato e competente, nonché la certezza di effettuare il trasporto presso la banca nei tempi stabiliti. In alcune situazioni in cui il personale è ridotto (notte, festivi), si preferisce sospendere la raccolta, sempre privilegiando la qualità rispetto alla “quantità”.


Una volta donato il sangue si “disperde” nella banca?

Le unità che rispecchiano i criteri di “bancabilità”, opportunamente registrate, vengono sottoposte a un processo di separazione cellulare che consente di abbattere i volumi delle unità eliminando la maggior parte dei globuli rossi e del plasma. L’abbattimento dei volumi permette, inoltre, di risparmiare notevolmente gli spazi freddi necessari alla stoccaggio a lungo termine dei prodotti criopreservati. Le unità sono, infine, congelate mediante procedure di discesa controllata della temperatura.
Dopo la “quarantena” cui vengono sottoposte in attesa del controllo sulla donatrice ed il neonato vengono definitivamente validate e restano, pertanto, conservate per 10 anni in contenitori ad azoto liquido a -196°. La gestione di ogni sacca a carico del SSN nelle banche pubbliche è stimata intorno ai 1.000 euro. Per ogni unità vengono allestiti archivi di banche parallele necessari per lo stoccaggio di campioni di siero, cellule e DNA per l’esecuzione dei test genetici e altri test necessari per il rilascio dell’unità a scopo di trapianto.
Attualmente si stima che solo il 2% delle sacche raccolte presso le banche pubbliche italiane sianono state e verranno utilizzate per trapianto, dunque qualora si dovessero identificare in futuro procedure di utilizzo personale delle cellule staminali cordonali, la quasi totalità di coloro che hanno donato presso queste strutture potrebbero ritrovare la propria unità.
Comunque, la probabilità di aver bisogno di un trapianto autologo per curare malattie del sangue (per le quali è scientificamente provata l’efficacia) nei primi 20 anni della propria vita è stimata in 1/20.000, inoltre non è stato ancora dimostrata l’idoneità al trapianto di cellule conservate oltre i 15 anni.


Posso utilizzare il sangue del cordone ombelicale di mio figlio per curare il fratello?

La legge italiana consente l’utilizzo personale del sangue di cordone ombelicale raccolto da neonati fratelli di pazienti affetti da patologie potenzialmente curabili con il trapianto di progenitori emopoietici (donazione dedicata).
Per valutare l’opportunità di attivare la procedura di raccolta di unità dedicata di SCO del nascituro, fratello/sorella del consanguineo malato, il medico specialista che segue il piccolo paziente può mettersi direttamente in contatto con il Responsabile Medico della Banca territoriale.
In questi casi viene attivata una reperibilità che consente di poter gestire l’unità raccolta, indipendentemente dal giorno e dall’orario del parto.

FONTE: http://www.adisco.it